Nasce a Modena il 18 novembre 1882 da Cesare e Clementina Bizzocoli, muratore. Dopo una breve militanza nel Partito socialista aderisce al Gruppo anarchico modenese, del quale è considerato anzi uno dei fondatori, e alla Lega muratori di Modena, d’orientamento sindacalista rivoluzionario. È uno dei protagonisti del percorso d’avvicinamento tra le tre Camere del lavoro esistenti nella provincia di Modena (Carpi, Mirandola, Modena), che porta al congresso della ‘unità sindacale’ del gennaio 1913. Il congresso sancisce la spaccatura verticale del movimento sindacale modenese, e nascono così due Camere del lavoro, una d’orientamento socialista, l’altra sindacalista rivoluzionaria.
Da questo momento è uno dei principali esponenti della Camera del lavoro sindacalista: entra a far parte della Commissione esecutiva, collabora al giornale camerale «La Bandiera proletaria», dirige alcune lotte del lavoro, come lo sciopero dei muratori attuato tra aprile e luglio nel 1913, che si conclude però con la sconfitta dei lavoratori. Nello stesso periodo partecipa a convegni e riunioni in varie parti d’Italia, ed è in relazione con i principali esponenti anarchici e sindacalisti rivoluzionari italiani. Nel 1913 viene denunciato ed in seguito assolto per aver affisso un manifesto dal titolo “Pro scuola moderna” senza ottemperare «all’ordine dell’autorità di Pubblica sicurezza di togliere una frase».
Nel 1914 viene eletto nel Consiglio di amministrazione della Lega muratori di Modena. Nel corso dello stesso anno è ancora una volta denunciato per aver partecipato, assieme ad altri muratori disoccupati, ad un’azione dimostrativa di protesta, ed aver demolito il parapetto del baluardo detto ‘delle Grazie’ senza autorizzazione; il procedimento viene però in seguito amnistiato. Nel 1915 è gerente di “Guerra di Classe”, organo dell’Unione sindacale italiana che si stampa a Mirandola e del settimanale della Camera del lavoro sindacalista “La Bandiera Operaia”. Nel maggio dello stesso anno viene arrestato assieme ad altri antimilitaristi, tra cui Vittorio Messerotti ed Anselmo Forghieri, in previsione di una dimostrazione contro la guerra.
Il 31 dicembre 1916 partecipa a Bologna al convegno nel corso del quale viene fondata l’Unione anarchica emiliano-romagnola. Nel maggio 1917 è arrestato nel corso di una manifestazione antimilitarista, di cui è promotore. Il prefetto chiede al ministro dell’interno se è possibile l’allontanamento e l’internamento coattivo di V. a Campobasso, o meglio in un’isola, ricevendo però parere negativo.
Nel giugno 1917 è di nuovo segnalata la sua partecipazione a un convegno anarchico a Firenze. La prefettura di Bologna annota che V. è «stato incaricato per Modena del recapito di corrispondenza e di stampati» a mezzo bicicletta per evitare la censura postale e di mantenere i contatti con gli anarchici di Reggio Emilia.
Nel 1918 è arruolato e inviato prima a Crema, poi a Brescia e infine in zona di guerra. Rientrato a Modena, riprende il suo impegno sia nella Camera del lavoro sindacalista sia nella Federazione comunista anarchica modenese. È arrestato a seguito del furto delle mitragliatrici organizzato nel maggio 1920 da un gruppo di anarchici modenesi, che intendono usare le armi per difendere le manifestazioni operaie. Un’iniziativa nata nel clima che segue l’eccidio avvenuto a Modena il 7 aprile, quando la forza pubblica apre il fuoco uccidendo cinque lavoratori, e che è sfruttata dalla polizia per mettere fuori gioco il gruppo dirigente della Camera del lavoro sindacalista e della Federazione anarchica. In ogni caso, è poi prosciolto da tutte le accuse in occasione del processo, che si tiene a Piacenza nel 1921. Ritornato in libertà, continua a svolgere la professione di muratore, senza mettersi in particolare evidenza, pur continuando ad aderire al movimento anarchico. Viene di nuovo arrestato nel gennaio 1921 per accertamenti nel corso delle indagini per gli scontri durante il funerale del fascista Mario Ruini, uno dei momenti più drammatici e cruenti della lotta antifascista nel territorio modenese all’inizio degli anni Venti. Nel giugno 1922 è percosso dai fascisti. Diffidato nel 1926, ancora nel 1931 è incluso nella lista delle persone da “ritenersi pericolose in caso di perturbamento dell’ordine pubblico” ed è costantemente vigilato fino al 1942. Muore a Modena il 4 aprile 1946.
Collegamenti
DOCUMENTI
FONTI
Archivio centrale dello stato, Casellario politico centrale, b. 5427 ‘Vincernzi Zelindo’
BIBLIOGRAFIA
Claudio Silingardi, Note, riflessioni e documenti per una storia dell’anarchismo a Modena, «Rassegna di storia», n. 1, 1982
Claudio Silingardi, Rivoluzio Gilioli. Un anarchico nella lotta antifascista 1903-1937, Modena 1984
Andrea Pirondini, Anarchici a Modena. Dizionario biografico, Milano, Zero in condotta, 2012
Istituto storico di Modena, Dizionario storico dell’antifascismo modenese, vol. 2, Biografie, Milano, Unicopli, 2012