La situazione sindacale nelle fabbriche modenesi durante l’occupazione nazista e la Repubblica sociale è condizionata da un lato dal tentativo dei sindacati fascisti di accreditarsi tramite l’elezione delle Commissioni interne, dall’altro dal ruolo delle organizzazioni clandestine di fabbrica che puntano al sabotaggio della produzione e alla difesa degli impianti per evitare asportazioni da parte tedesca in un contesto, peraltro, reso complicato dai bombardamenti aerei sulle fabbriche, dai timori di essere deportati e dal peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori.
Primi scioperi avvengono alla Fiat Grandi motori nel dicembre 1943, provocato dal ricatto sindacale di concedere la gratifica di 192 ore solo dopo l’elezione della Commissione interna e, di nuovo, nel gennaio 1944 alla Grandi motori e alla Fiat Oci, per ottenere aumenti salariali, mentre fallisce lo sciopero generale proclamato nel nord Italia nel marzo 1944 per l’inattività delle principali fabbriche, lesionate dopo il bombardamento aereo del 14 febbraio.
I lavoratori modenesi sono invece protagonisti di uno sciopero generale il 5, 6 e 7 aprile. La protesta ha inizio la mattina del 5 aprile davanti ai cancelli delle Officine Candele Maserati: una cinquantina di operaie, licenziate e precettate per essere inviate in Germania, si riuniscono davanti alla palazzina degli uffici della fabbrica per protestare contro la direzione aziendale, ritenuta responsabile di quanto successo. Nel pomeriggio dello stesso giorno si astengono dal lavoro quasi cinquecento operai della Fiat Grandi motori, anche loro per protestare contro la decisione di inviare in Germania, ufficialmente per un ‘corso di specializzazione’, sei operai scelti a sorteggio.
I giorni successivi, nonostante le minacce di licenziamento che appaiono anche sui giornali locali, lo sciopero si estese ad altre fabbriche del capoluogo, coinvolgendo migliaia di lavoratori. Lo sciopero ha infine successo, riuscendo nell’intento di impedire il trasferimento di lavoratori in Germania. Altre proteste contro tentativi di trasferimento di operai verso il nord sono segnalate in estate in alcuni stabilimenti modenesi, come la Fiat Grandi motori, la Martinelli e la Giusti.
Collegamenti
DOCUMENTI
FONTI
BIBLIOGRAFIA
Claudio Silingardi, Una provincia partigiana. Guerra e Resistenza a Modena 1940-1945, Milano, Franco Angeli, 1998