Avrei dovuto nascere a Massa o negli ospedali di San Felice o di Finale Emilia, ma poiché mia madre in gravidanza era diventata enorme e anch’io mi presentavo robusto, mio padre per precauzione la fece ricoverare in clinica a Modena, dove io Alberto Vincenzi venni alla luce il 15-11-1949, un giovanotto di ben sei chili e ottocento grammi, presso la clinica Barbanti, penso si chiamasse così dove rimasi pochi giorni, poi mi riportarono a Massa dove ho sempre vissuto e dove spero di rimanere fino alla fine.
La mia famiglia era composta da quattro persone: i miei genitori, io e una sorella di sette anni più giovane.
Mio padre faceva il mediatore di maiali proprio per la SAMIS BELLENTANI dove avrei lavorato anch’io più avanti negli anni, mia madre faceva la parrucchiera.
Abitavamo in un sobborgo di Massa dove conducevamo una vita normale, molto dignitosa anche se non eravamo ricchi.
Ho avuto un’ infanzia felice, mi piaceva la vita all’aria aperta, andare a pescare cosa che amo fare anche ora che sono in pensione.
La scuola non mi è mai piaciuta molto, per me era una perdita di tempo, un impegno che non ho svolto come avrei dovuto.
Ho frequentato la scuola dell’obbligo poi, a quei tempi e a casa mia im givan: “O che ad va a scola… oppure a lavorare”. A quindici anni ho incominciato la mia vita lavorativa come aiutante di un ambulante merciaio, facevamo i mercati, questo per per circa sei mesi, poi sono stato assunto alla Bellentani, era il 1965.
Il primo impatto con il nuovo lavoro è stato un po’ forte. Passare da un lavoro all’aria aperta con solo la compagnia del datore di lavoro, al contatto con il pubblico a un posto al chiuso, con altri colleghi molto più anziani di me e non era proprio il massimo anche perché ero stato assegnato al macello…