Sono nato a Finale Emilia e ho lavorato alla Bellentani dal 1966 fino al 1982.
Ho avuto un’infanzia felice, allora era molto diverso da adesso, c’era molta più povertà, perché lavorava solo mio padre, mia madre aveva dei problemi di salute e così mio padre lavorava a settimana la terra sotto Mattioli, gli dicevano Mattioli era uno di Finale Emilia che aveva della terra un po’ da per tutto qua da noi. Ma i miei genitori quel minimo non me l’hanno mai fatto mancare.
Della mia infanzia ricordo che allora usava andare all’asilo parrocchiale e una volta quando mi hanno portato all’asilo non ci volevo stare e sono scappato a casa. Perché essendo io sempre stato in campagna e quando mi portavano da qualche parte non ci volevo andare, avevo paura e preferivo restare da solo. Mio padre non riusciva a capire perché ero scappato e, mentre mi diceva che all’asilo dovevo comunque andarci, mi diede una pacca nel sedere e…ricordo che allora costumava il cestino per la merenda, e quando mio padre mi ha picchiato il cestino si è aperto in casa e quel po’ di pane e la mela sono ruzzolati sul pavimento e per me è stato veramente umiliante.
La mia famiglia era composta da mio papà, da mia mamma, da me e da mia sorella che ha cinque anni più di me. Abitavamo in una casa in affitto.
Allora non era facile perché a quei tempi c’erano degli scioperi che duravano anche più di venti giorni. Mio padre, sì, andava in campagna, ma mi ricordo che non faceva tutti gli scioperi perché allora mia madre che aveva le flebiti nelle gambe non lavorava, allora era una malattia non conosciuta come adesso, e aveva delle piaghe e non riusciva a lavorare, non riusciva a dare un contributo alla famiglia.
Mio papà era l’unico che lavorava e in estate aveva preso anche in affitto della terra e la lavorava alla sera d’estate e lo aiutavamo io e un po’ mia madre. Erano sei biolche di terra in affitto ma poi alla fine gli rimaneva ben poco perché la parte maggiore andava al padrone c’era una parola che si diceva amzadar, significava che subito una metà del raccolto andava al padrone, poi all’altra metà si toglievano le spese sostenute e quello che rimaneva veniva diviso ancora a metà tra mio padre e il padrone…veramente uno sfruttamento indegno!…