Sono nato a Massa Finalese il 16 febbraio 1934. Sono il primo di cinque figli venuti al mondo nell’arco di un decennio. Dopo di me, M. nel ’37, G. nel ’39, A. nel ’40 e G. nel ’44. Il papà Lelio, nato nel 1910, faceva il birocciaio e la mamma Elena, nata nel 1912, nel limite del possibile, data la dimensione della famiglia, la bracciante agricola.
Come figlio più grande prestissimo è stato necessario il mio contributo nei lavori di casa e nell’accudimento dei piccoli della “tribù” dei R..
Oggi, a settantotto anni, posso dire di essermi occupato di politica per tutta la vita. Questa estrema sintesi mi serve come premessa alla ricerca nei ricordi della prima infanzia e dell’adolescenza, del filo conduttore e degli elementi primordiali che via via sono stati alla base del mio impegno politico e sociale.
Il 10 giugno 1940, quando avevo sei anni e non avevo ancora iniziato a frequentare la scuola elementare (sono entrato in prima elementare l’anno successivo), vestito di tutto punto con la divisa di “figlio della lupa”, fui portato in piazza a Massa Finalese per ascoltare la dichiarazione di guerra di B.Mussolini alla Francia e al Regno Unito.
Si trattava della manifestazione del regime a piazza Venezia trasmessa via radio che giungeva a noi tramite gli altoparlanti collocati sul balcone della “Casa del Fascio”.
In questo modo l’entusiasmo di Roma veniva diffuso in tutto il Paese così come la certezza della vittoria finale delle potenze dell’asse Italia-Germania-Giappone.
Questo clima mi aveva contagiato e la certezza della vittoria me l’ero portata a casa.
A spegnere rapidamente il mio entusiasmo ci pensò mio padre.
La ragione è presto detta: pochi giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia il mio papà venne richiamato alle armi e inviato sul fronte francese. Per fortuna la sua partecipazione alla guerra durò pochi mesi grazie alla disposizione di legge che prevedeva il congedo in presenza di quattro figli minori (il 10 ottobre è nata A.).
Ecco un momento di grande e consapevole felicità: il giorno che i ragazzi del nostro cortile intravidero l’arrivo di mio padre e gridarono davanti alle nostre finestre: “É tornato Lelio!”.
I primi ricordi di sentimenti antifascisti risalgono al 25 luglio 1943 (caduta del fascismo) e ai giorni seguenti. In particolare ricordo le serate nelle quali, in cortile, ci riunivamo attorno ad alcune operaie della SAMIS che rievocavano le grandi lotte sociali che avevano preceduto l’avvento del fascismo. Serate che si concludevano con il canto di “Bandiera Rossa” che io sentivo per la prima volta…
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