SPI CGIL

Intervista a: Renato Botti
Realizzata da: Andrea Pantaleoni

Luogo: Camera del lavoro di Carpi
Data di realizzazione: 27 gennaio 2000

 

 

Cominciamo da com’era la tua famiglia d’origine. Che cosa faceva tuo padre, che cosa faceva tua madre?

Io vengo da una famiglia contadina la cui origine viene da Finale Emilia dove poi siccome che le case non sono di proprietà, erano abbiamo, di tanto in tanto, cambiato casa. Io penso di averla cambiata se stiamo a contarle tutte bene bene, 15-16 volte, di casa. Fino ad arrivare a San Marino dove abito adesso che l’ho fatta io a tempo perso come hanno fatto tanti … e quindi da Finale Emilia che è nato mio padre e mia madre che è nata a Rivara di San Felice ci siamo trasferiti nella zona di Mirandola e poi di Medolla, di San Prospero e poi siamo ritornati indietro verso Mirandola e lì ho incominciato a conoscere, a imparare la vita perché noi, alla nostra età non è che 12, 13 anni uno sapesse tante cose insomma si viveva in famiglia, si andava a scuola, chi ci andava a scuola! E poi qui non è che c’erano tanti negozi: mangiare quello che c’era e poi si dava una mano che so nella stalla, a fare quei lavori lì di casa ma non è che ci fosse altra vita insomma se non erano i giochi tra noi ragazzi insomma. Quando siamo andati ad abitare l’ultima volta a Mirandola, cioè ci siamo trasferiti da San Prospero siamo andati a Gavello di Mirandola. Io lì avevo… avevo già fatto la Quinta elementare e lì ero un ragazzo e già cominciavo a vivere la vita insomma cominciavo a seguire mio padre, cominciavo a sentire che mio padre era non un socialista iscritto ma era di origine perché là c’era Gregorio Agnini, nella zona della Bassa e lì c’era un po’ questa tendenza operaia ma allora erano dei contadini ma l’influenza c’era che veniva lì e la sentivano insomma. poi nella famiglia della mamma e del papà ci sono state anche nel periodo del ‘20-’21 alcune cose che un mio cugino ha dovuto scappare da Mirandola perché era un antifascista ed è dovuto andare a Genova ad abitare! E sì un po’ queste cose si è sentite nel corso dei primi anni che ho cominciato a capire un po’ cos’era la vita e poi sono arrivati gli anni, arriviamo agli anni ‘15-’16-’17, che eravamo dentro alla guerra: abitavamo in una casa colonica che dire brutta è poco, dire brutta era poco però in una casa dove eravamo circa a un chilometro dalla strada ghiaiata … cioè c’era la strada interna dalla strada ghiaiata dove invece c’era solo il terreno che d’inverno bisognava sempre adoperare gli stivali per venire fuori … eravamo a 10 chilometri da Mirandola, a 8 o 10 chilometri da San Felice cioè non è da dire: “Adesso vado al mercato! Vado qui o vado là!” allora non si andava da nessuna parte! La domenica pomeriggio si andava nella stalla di uno o dell’altro a giocare alla carte quando eravamo ragazzotti oppure a giocare alle piastre cioè quei pochi soldini che uno aveva e basta! Cioè questa era la nostra vita là in quella zona là! …