SPI CGIL

Intervista a: Valter Malavasi
Realizzata da: Andrea Pantaleoni
Luogo: Camera del lavoro di Carpi
Data di realizzazione: 15 febbraio 2000

 

Io sono nato a Novi del 1921, se vuole sapere la data giusta 15 ma non importerà… Valter è con la V me l’hanno cambiato dopo 74 anni! Perché prima facevo tutto così poi mi hanno fatto la carta d’identità nuova ma fa niente questo è un fatto a parte insomma. Mio papà e mia mamma allora erano braccianti subito in quegli anni fino al ‘30, dal ‘30 in poi sono passati alla mezzadria, a mezzadria. Una famiglia, mio padre vecchio socialista fino alla seconda guerra mondiale e poi l’ha abbandonato perché non è rimasto soddisfatto di come hanno agito i socialisti specialmente durante il periodo di nascita del fascismo! Perché era un militante allora socialista che ci credevano negli ideali, ideali abbastanza grandi per loro allora insomma ecco! E quindi avevano durante il fascismo proprio un gruppo siccome che avevano già cominciato a mettere in galera qualcuno, a fare queste cose qui hanno messo perfino, hanno nascosto delle armi non so, nel cimitero di Novi per dire che erano attaccati, non volevano che passasse il fascismo ma purtroppo le divisioni che ci sono venute, io almeno la penso così, la divisione del movimento operaio porta sempre danno! Qualsiasi divisione della classe operaia, insomma in senso generale, ma quella in particolare. E quindi delusi che molti anche socialisti poi sono passati da una parte e dall’altra in maniera che durante il fascismo una famiglia che 12 figli: 6 maschi e 6 femmine uno piccolino che non l’ho neanche conosciuto… era una famiglia, direi, in senso generale antifascista perché mio fratello più vecchio è del ‘5, l’altro dell’8, uno dell’11 eccetera a Novi c’era, dicevano, la culla, un po’ in provincia, dell’antifascismo, dei gruppetti, di queste cose qua insomma. E quindi io, il più giovane, del ‘21 sentivo solo parlarne un po’ però piano piano rimane sempre un po’ quel senso che poi le ingiustizie del fascismo, le grandi ingiustizie non solo dal punto di vista politico ma quello sociale anche in particolare e poi anche piano piano la fame che è venuta avanti insomma con il fascismo quindi io sono venuto su in un quadro così! Mio padre era orgoglioso da una parte dei figli che ha potuto farli non studiare, andare a scuola un po’! Infatti molti non siamo arrivati alla Quinta! Solo gli ultimi due hanno fatto la Quinta eccetera quindi contadini, chiusi nel lavoro e quindi direi in parte anche un po’ nel cervello, nel senso, diciamo così, anche buono! Nel senso che l’istruzione, il legame agli altri era molto lì nei dintorni, tra le famiglie così ma in senso generale non si conosceva niente, poco e niente! Quindi io di politica non sapevo proprio niente ecco! Però certi episodi rimangono sempre nella mente nel senso che ho cominciato a lavorare da 8 o 9 anni nella stalla, guardare i vitelli queste cose qua, aiutare in casa, il lavoro nero dei bambini di oggi c’era ancora in una forma diversa ma molto concreta perché nelle famiglie lavoravano da quando cominciavano ad avere qualche anno proprio, da dopo le elementari ma no! neanche! E quindi non si è avuto uno sviluppo un po’ mentale, aperto, come neanche assomigliare a oggi insomma comunque e quindi sono fatti questi che poi contribuiscono a una limitazione secondo me durante poi le attività che poi si sono cominciate nel periodo della fine della guerra insomma si sapeva poco!…