La figura di Luciano Lama ha segnato nel profondo la storia del movimento sindacale, dell’Italia repubblicana e della sinistra.
Partigiano durante la Resistenza, avvia giovanissimo la sua attività all’interno della Cgil, giungendo a ricoprire la sua massima carica nel 1970, l’anno dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori. Una fase, quella, che lo vedrà alla testa del sindacato, che coincide con alcuni dei tornanti più significativi della nostra storia recente: le imponenti lotte sociali che conducono alla costruzione, anche in Italia, di un moderno sistema di Welfare; il terrorismo, la strategia della tensione e le trame contro la democrazia repubblicana; lo scoppio di quella crisi economica che immetterà l’Italia lungo il sentiero che porta al tramonto del fordismo e il cambiamento delle relazioni industriali che a partire da esso si erano definite, anche attraverso la grande novità dei delegati eletti da tutti i lavoratori.
Tutti questi passaggi sono stati affrontati da Lama assumendo come non negoziabili quattro elementi, veri e propri punti fermi della filosofia che ha ispirato la sua attività di dirigente sindacale: unità, autonomia, diritti, democrazia.
Quattro stelle polari proprie del sindacato confederale: ossia, un sindacato tale da rifuggire ogni ripiegamento particolaristico e corporativo, e da incanalare costantemente il conflitto sociale agito dal mondo lavoro lungo i binari dell’interesse generale.
Riproponendo gli interventi che hanno animato i tre convegni che nel 2021 la Fondazione Di Vittorio e la Cgil hanno dedicato alla sua figura, questo numero degli Annali approfondisce i diversi aspetti che hanno contraddistinto l’attività di Lama dirigente sindacale, allo scopo di individuare quei tanti fili rossi ancora oggi fertili ai fini di un rinnovamento della cultura sindacale.
Articolo ripreso dal sito della Fondazione Di Vittorio
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