Nasce da Tommaso ed Elisabetta Kostner, una ricca famiglia di possidenti dove spiccano deputati e sindaci. È il più importante esponente del socialismo modenese, pioniere del movimento cooperativo.
Compie gli studi iniziali a Finale e poi frequenta un istituto commerciale a Genova dove inizia ad appassionarsi alle vicende politiche ed entra in contatto con circoli mazziniani e garibaldini. Rientra a Finale e partecipa alla vita amministrativa, venendo eletto consigliere comunale nel 1882. Prende progressivamente coscienza delle penose condizioni sociali del proletariato rurale e si sposta gradualmente da posizioni inizialmente liberaldemocratiche e poi genericamente progressiste e radicali, verso una sempre più convinta adesione al movimento socialista, seguendo così un tipico itinerario della generazione di militanti del primo socialismo, composta da uomini provenienti dalla borghesia colta e degli affari che si dedicano all’attività politica e sindacale in favore dei diseredati. Considerato il più celebre apostolo del socialismo modenese, è uno dei pionieri del movimento cooperativo.
Si distingue nella promozione dell’associazionismo sociale e nell’organizzazione delle prime leghe contadine e delle cooperative socialiste, in particolare nella zona di Finale Emilia, dove raccoglie consenso tra i braccianti vicini al sindacalismo rivoluzionario e all’anarchismo. Nel 1886 fonda l’Associazione operai braccianti, prima cooperativa di lavoro nata in provincia.
Nelle pagine di “Luce” durante la campagna elettorale contro Giuseppe Triani è definito “il padre degli operai della bassa provincia modenese”.
Nel 1891 è il primo deputato socialista modenese, riconfermato sino al 1924. L’anno dopo, partecipa a Genova al congresso fondativo del Partito socialista italiano. Nel 1889 viene rieletto consigliere nel comune di Finale (assessore nel 1902-1903) e nell’Amministrazione provinciale, assemblea che lo vede riconfermato sino al 1921. Nel 1920 viene eletto anche nel Consiglio comunale di Modena e diviene presidente del Consiglio provinciale. Affianca all’azione politica una considerevole opera pubblicistica e giornalistica che lo vede collaborare a “Il Naviglio”, a “Il Sol dell’Avvenire” e sporadicamente ad altri fogli modenesi. Nel 1900 figura tra i promotori del periodico settimanale “Il Domani”, organo del Partito socialista modenese. All’interno del partito le sue posizioni lo avvicinano all’intransigentismo classista di Enrico Ferri. Nel 1915 si schiera contro l’ingresso dell’Italia nel conflitto e nel dopoguerra si batte fermamente contro l’ascesa del fascismo. Ciò gli costa più di un’aggressione verbale e fisica. I fascisti gli devastano anche lo studio. La polizia presiede la sua abitazione (insieme a quella del deputato Pio Donati), ma ciò non gli risparmia una nuova aggressione. Nell’ottobre 1922 aderisce al Partito socialista unitario e, per sfuggire a possibili altre violenze, trasferisce il suo domicilio a Roma. Dopo le Leggi eccezionali e la sua estromissione dal Parlamento nel 1926, in seguito alla scelta di aderire all’Aventino con gli altri deputati antifascisti, abbandona l’attività politica.
Dopo la Liberazione è chiamato nell’aprile 1945 a guidare l’Amministrazione provinciale e viene nominato nella Consulta, il primo organismo democratico che ha il compito di preparare l’Assemblea costituente. In quanto decano, presiede la prima seduta del 24 settembre 1945. Pochi giorni dopo, il 5 ottobre, si spegne a Roma.
La città di Modena gli ha dedicato una via, così come numerosi altri comuni della provincia. La città di Finale Emilia gli ha dedicato anche una statua, collocata vicino al Castello delle Rocche.
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DOCUMENTI
BIBLIOGRAFIA
Mario Pecoraro (a cura di), Gregorio Agnini e la società modenese, Venezia, Marsilio, 1985.
Giuliano Muzzioli, Gregorio Agnini. La figura e l’opera. Atti del convegno nazionale di studi. Finale Emilia, 5 ottobre 1995, a cura di Mario Pecoraro, Modena, Il fiorino, 1997.