Nasce a Modena il 30 marzo 1894 da Pietro e Filomena Sacchetti. Per aiutare economicamente la famiglia, dopo la quarta elementare abbandona la scuola per l’officina meccanica, dove entra in contatto col movimento operaio, e si iscrive alla Lega metallurgici. Ottiene la licenza elementare frequentando corsi serali.
A diciotto anni emigra a Fiume per lavorare in un silurificio dove resta due anni, e allo scoppio della prima guerra mondiale torna a Modena per arruolarsi. Come tornitore è assegnato al laboratorio reggimentale di Modena e dal 1915 alla fine del conflitto è trasferito al laboratorio pirotecnico di Bologna.
Nel 1917 aderisce alla Federazione giovanile socialista bolognese, partecipando a una manifestazione di piazza contro la guerra. Tornato a Modena al termine del conflitto, si iscrive alla sezione socialista locale e riorganizza la Fiom, entrando nel direttivo. Torna anche al lavoro in officina, diventando l’unico sostentamento della famiglia dopo la morte del padre e in assenza dei fratelli, ancora sotto le armi.
Nel 1919 si dedica completamente alla segreteria dei Metallurgici, dirigendo lo sciopero del 1919 e l’occupazione delle fabbriche del 1920. Nello stesso anno è eletto consigliere comunale ed assessore supplente ai lavori pubblici a Modena. Nel 1926, qualche anno dopo essersi trasferito a Sassuolo, dove con un compagno apre una piccola officina meccanica per la riparazione di macchine agricole e industriali, lo raggiunge una diffida politica e successive minacce da parte del Fascio locale per la sua attività di propaganda.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 aderisce al Partito comunista, diffondendo stampa clandestina e tenendo i contatti coi partigiani in montagna. Nel settembre 1944 si unisce alla divisione Barbolini; dopo circa un mese, in seguito a un attacco di febbre alta, torna in pianura e a gennaio 1945 ricostituisce il Comitato di Liberazione di cui diventa presidente. Il comitato lo designa sindaco di Sassuolo, carica che ricopre fino al 1951, quando il ministero degli Interni lo destituisce dal suo incarico per aver preso parte ad una protesta di dipendenti di una fabbrica sassolese. Provvedimenti simili colpiscono in questo periodo diversi sindaci comunisti e amministratori locali modenesi e sono da ricondurre alla conflittualità tra Stato e comuni rossi nel clima di guerra fredda in corso. Prosegue l’attività politica tra 1951 e 1960 come consigliere e assessore provinciale e presidente dell’ECA (Ente comunale di assistenza), continuando a svolgere incarichi di responsabilità nel Partito comunista. Nel 1953 è anche direttore della Cooperativa di consumo sassolese. Muore il 14 ottobre 1975.
Collegamenti
DOCUMENTI
FONTI
“È morto il compagno Eugenio Forghieri”, l’Unità, 15 ottobre 1975
BIBLIOGRAFIA
Francesco Genitoni, Soldati per conto nostro. La Resistenza a Sassuolo e nella valle del Secchia, Milano, Vangelista, 1989, p. 263
Giovanni Taurasi, La Provincia di Modena tra unità antifascista, Costituzione contesa e conflitto politico, in Paola Manzini (a cura di) Costruzione della Repubblica e ricostruzione: valori condivisi e contrasti politici nelle carte dell’autorizzazione a procedere contro il Costituente Cremaschi, Roma, Colombo, 2006, pp. 69-70