A Modena l’agitazione dei lavoratori metallurgici, già in fermento altrove dalla primavera del 1920, esplode nella seconda metà dello stesso anno, con l’occupazione delle fabbriche.
A luglio gli operai del capoluogo presentano un memoriale, firmato dal loro segretario Forghieri, in cui rivendicano l’orario di otto ore, il riconoscimento della lega, dell’ufficio di collocamento, della Commissione interna, aumenti salariali, limitazioni agli straordinari e l’indennità di licenziamento. A queste richieste gli industriali rispondono con una serrata a livello nazionale.
Il comizio del 25 agosto dell’allora segretario generale della Federazione Impiegati Operai Metallurgici (Fiom), Bruno Buozzi, apre la vertenza preparando all’occupazione. Il 3 settembre gli operai iniziano a prendere possesso dei primi tre stabilimenti aderenti all’Associazione sindacale industriali metallurgici: le officine fonderie Corni, le officine meccaniche Rizzi e la ditta Neri e Vezzani. Il giorno seguente si aggiungono anche le Officine Meccaniche italiane (ex proiettificio di Modena), dove tra gli operai è presente anche un gruppo di una quarantina di anarchici.
L’occupazione a Modena dura un mese e vede coinvolti complessivamente circa 800 lavoratori. Come riportato dai bollettini inviati al regio commissario Italo Pio e al segretario generale del Comune da parte dell’Assessorato del lavoro, che insieme alla forza pubblica aveva il compito di monitorare la vicenda, tutto si è svolto “con ordine e con la massima disciplina”.
Il tentativo di organizzare Guardie rosse qui accoglie qualche aderente, ma senza riscontrare grande successo in definitiva, a confutare il “pericolo rosso” gonfiato strumentalmente dalla classe padronale e conservatrice. Indubbio invece che questa è l’occasione per misurare la forza del movimento operaio all’interno degli stabilimenti, contribuendo a creare il clima politico e sociale responsabile dei risultati delle elezioni tenute in ottobre, che sanciscono il trionfo dei Psi a Modena e in tutta Italia.
L’occupazione si conclude a Modena, così come nel resto del Paese, con un accordo firmato il 1 ottobre tra Buozzi per la Fiom e Federico Jarach per la Federazione nazionale industrie meccaniche e metallurgiche.
Collegamenti
DOCUMENTI
FONTI
BIBLIOGRAFIA
Fabio Montella, Bagliori d’incendio. Conflitti politici a Modena e provincia tra guerra di Libia e marcia su Roma, Milano, Mimesis, 2021
Lorenzo Bertucelli, Claudia Finetti, Marco Minardi, Amedeo Osti Guerrazzi, Un secolo di Sindacato. La Camera del lavoro a Modena nel Novecento, Roma, Ediesse, 2001