Nasce a Sassuolo il 3 marzo 1922 da Lazzaro e Aderita Zuccarini. Vive in Borgo Venezia, quartiere operaio della città. A soli due anni perde il padre; la necessità economica della famiglia la costringe ad interrompere presto gli studi, dopo le elementari, per iniziare a lavorare come operaia ceramista.
Nell’ estate del 1941 inizia l’agitazione delle fabbriche del comprensorio sassolese, espressione di una sempre più esacerbata insofferenza alle dure condizioni imposte dallo stato di guerra. La mattina del 7 ottobre Norma partecipa a uno sciopero della ceramica Marazzi, dove lavora. Oltre a protestare per l’insufficiente quantità di pane e per la mancata distribuzione della pasta e dei grassi prevista dalla politica del razionamento alimentare, le richieste manifestate dal corteo sono relative all’aumento salariale e a una maggiore tutela all’interno del luogo di lavoro. Raggiunto l’ufficio annonario di Sassuolo insieme a un centinaio di altre operaie, viene ricevuta dal Podestà che la invita a parlare alla piazza per esortare le persone radunate a riprendere il lavoro. Norma invece coglie l’occasione per incitare i manifestanti a non tornare alle proprie postazioni fino a quando non fossero state consegnate loro le tessere. A seguito dello sciopero, lei ed altre dieci operaie vengono licenziate.
Durante gli scioperi dell’agosto 1943 è membro della commissione interna della fabbrica Saces. In questo periodo entra in contatto con gli amici antifascisti del fratello Giuseppe, tra cui anche Eugenio Forghieri, e prende parte ad una delle prime azioni resistenziali con il recupero delle armi e munizioni abbandonate dai soldati dopo l’8 settembre. Inizia dunque a collaborare per la formazione di una rete antifascista organizzata, dopodiché partecipa attivamente alla Resistenza partendo assieme a un gruppo di giovani sassolesi per l’Appennino modenese. Dapprima ricopre il ruolo di staffetta partigiana della formazione comandata da Giovanni Rossi e, dopo la morte di questi, dal fratello Giuseppe. Dopo il ferimento del fratello, e fino alla sua guarigione, prende il comando della 1a divisione partigiana “Ciro Menotti”, ruolo che le verrà riconosciuto a guerra finita, oltre che con la nomina a capitano dell’Esercito italiano, con la medaglia d’argento al valor militare.
Dopo la Liberazione torna nuovamente a lavorare in fabbrica, e contestualmente porta avanti l’impegno politico maturato durante la Resistenza con le funzioni di assessora durante l’amministrazione di Eugenio Forghieri. Dirigente del Sindacato nazionale ceramisti, partecipa attivamente alle trattative contrattuali.
Trasferitasi a Modena, entra a far parte dell’Udi e nel Consiglio provinciale dell’ANPI, impegni che porterà avanti per i decenni successivi. Muore a Modena il 14 aprile 1993.
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FONTI
BIBLIOGRAFIA
Norma Barbolini, Donne montanare. Racconti di antifascismo e Resistenza, Modena, Edizioni Cooptip, 1985
Istituto Storico di Modena, Dizionario storico dell’antifascismo modenese, Vol. 2, Biografie a cura di Marika Losi, Fabio Montella, Claudio Silingardi, Milano, Unicopli, 2012, ad nomen