Nasce a Sassuolo il 7 gennaio 1894, cementista, socialista. Inizia a impegnarsi in ambito sindacale negli anni Dieci del Novecento. Durante la Prima guerra mondiale assume la carica di segretario della Camera del lavoro unitaria, in sostituzione di Nicola Bombacci, che era stato arrestato. Tratto in arresto il 15 giugno 1918 con l’accusa di disfattismo dopo una conferenza contro la guerra tenuta davanti a centocinquanta persone presso la lega dei braccianti di Cadecoppi, a Camposanto, è condannato a due anni e mezzo di reclusione, pena poi ridotta in appello a otto mesi.
Segretario dei Circolo giovanile socialista di Sassuolo, nel dopoguerra è presente sia nella vita di partito sia in quella sindacale, infatti nel marzo 1919 è tra i firmatari dell’accordo “per l’unità proletaria” tra le due Camere del lavoro provinciali, la Federazione provinciale socialista, la federazione giovanile socialista e il gruppo libertario modenese.
Nel novembre 1920 è eletto consigliere provinciale ed assume la direzione del giornale socialista ‘Il domani’. Nel 1921 diventa segretario della Camera del lavoro unitaria, carica che mantiene fino al suo scioglimento nel gennaio 1923. L’8 febbraio 1922 partecipa ad una importante riunione a Massa Finalese, presenti un migliaio di lavoratori che intendono uscire dai sindacati nazionali per aderire alla Camera del lavoro unitaria, ma la manifestazione è impedita con la forza dai fascisti accorsi in massa, che prendono a sassate e bastonate la macchina che trasporta Veratti mentre tenta di allontanarsi.
Nel 1923 è costretto ad emigrare in Francia, prendendo residenza a Fontenay-sous-Bois, trovando occupazione come imbianchino. Nel 1932 risulta essere responsabile per la zona di Fontenay del Partito socialista unitario. Le autorità fasciste scoprono che è a capo di una rete che, tramite Umberto Bergonzini a Modena e Alberto Simonini a Reggio Emilia, cerca di far emigrare in Francia compagni fidati. Ancora nel 1938 l’ambasciata scrive che «esplica attività politica antifascista e fa parte del comitato direttivo della federazione socialista della regione parigina».
Dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale, il 26 ottobre 1940, decide di rientrare a Modena con la moglie e le figlie. Evidentemente disilluso, dichiara di non occuparsi più di politica e di apprezzare il regime fascista. Trovato lavoro come operaio presso la FIAT Grandi motori, nell’autunno del 1943 è protagonista assieme ad altri vecchi ex socialisti ed ex anarchici di un’originale esperienza sindacale, quella dell’Unione lavoratori dell’industria e in particolare del suo giornale “Giustizia sociale”, nate nel quadro delle spinte alla socializzazione e al ‘fascismo sociale’ che caratterizzano la prima fase della Repubblica sociale italiana. Il 27 aprile 1944 è oratore alle officine Rizzi per la festa del lavoro.
In ogni caso, il giornale è fortemente osteggiato dall’ala intransigente del fascismo repubblicano ed è chiuso nel giugno 1944, dopo essere uscito per alcuni numeri con le pagine imbiancate dalla censura. A questo punto Veratti si ritira a vivere a Sassuolo, dove muore il 20 marzo 1945.
Voci correlate
Collegamenti
DOCUMENTI
FONTI
Archivio centrale dello Stato, Casellario politico centrale, b. 5366 “Veratti Carlo”
BIBLIOGRAFIA
Claudio Silingardi, “Giustizia sociale” e il sindacalismo fascista a Modena (1943-1945), in Maurizio Degl’Innocenti, Paolo Pombeni, Alessandro Roveri, Il PNF in Emilia-Romagna. Personale politico, quadri sindacali, cooperazione, Milano, Franco Angeli, 1988
Fabio Montella, Bagliori d’incendio. Conflitti politici a Modena e provincia tra guerra di Libia e marcia su Roma, Milano, Mimesis, 2021