Intorno alla metà dell’Ottocento inizia a farsi strada l’esigenza di contrastare lo sfruttamento indiscriminato dei lavoratori di fabbrica, in particolare rispetto agli orari di lavoro, che potevano raggiungere le 15 ore giornaliere. L’obiettivo delle 8 ore di lavoro, 8 ore di svago, 8 ore di sonno viene assunto dalla Prima Internazionale nel congresso di Ginevra del 1866.
In particolare, è negli Stati Uniti – nello specifico nello Stato dell’Illinois – che per la prima volta una legge, largamente inapplicata, stabilisce il diritto alla giornata lavorativa di otto ore. Proprio per celebrare questa legge il 1° maggio 1886 è organizzata a Chicago una grande manifestazione, mentre altre si svolgono nei giorni successivi, duramente represse dalla polizia con decine di morti. In occasione di una di queste, il 4 maggio a Haymarket Square, una bomba è lanciata contro la polizia, causando alcuni morti. Ad essere accusati sono gli anarchici e quattro loro esponenti sono condannati a morte e impiccati nel novembre 1887.
Ed è proprio in memoria dei “Martiri di Chicago” che la Seconda Internazionale, riunita a Parigi nel luglio 1889, proclama il 1° maggio festa internazionale dei lavoratori. Anche in Italia il 1° maggio si inizia a festeggiare nel 1890. Per la prima volta i lavoratori italiani sono chiamati a manifestare tutti insieme, per un obiettivo di carattere generale, in una prospettiva internazionale. Lo continueranno a fare fino alla instaurazione del regime fascista, per poi riprendere questa manifestazione dopo il 1945.
A Modena il 1° maggio 1890 non si svolge alcuna manifestazione: uniche iniziative una riunione dell’associazione degli operai tipografi e la diffusione di un manifesto dell’Associazione operai braccianti di Finale Emilia. Inizia però il lavoro organizzativo, soprattutto da parte socialista, per arrivare preparati all’appuntamento dell’anno successivo. In effetti, pochi giorni prima, nel corso di un comizio promosso il 19 aprile 1891, presenti 400 persone, è approvato un ordine del giorno di questo tenore: “Gli operai della città e provincia di Modena affermano la necessità della riduzione della giornata di lavoro a otto ore per il miglioramento fisico, intellettuale ed economico; e come manifestazione diretta a ottenerla ad affermazione della loro solidarietà coi lavoratori di tutto il mondo nella lotta per la propria redenzione, deliberano di festeggiare il Primo maggio”.
Il 1° maggio sono promosse diverse iniziative. La prima si svolge la mattina alle Case nuove, fuori porta Sant’Agostino, presenti duemila lavoratori, che poi si dirigono verso la città in corteo. Nel primo pomeriggio la conferenza che doveva svolgersi presso il Circolo operaio socialista di via San Paolo è spostata in altro punto della città per le troppe persone intervenute e si forma un altro corteo, con in testa due bandiere, una rossa dei socialisti e una nera degli anarchici. Alle 17 altro comizio nel cortile di Santa Margherita e la sera, infine, nuova conferenza nel Circolo socialista in via San Paolo.
Protagonista della giornata è Vincenzo Bortolucci, presidente dell’Associazione di lavoro fra gli operai braccianti del Comune di Modena, in realtà studente universitario originario di Pavullo (diventerà avvocato), di orientamento anarchico. Infatti, Bortolucci parlerà in tre delle quattro iniziative promosse a Modena e a lui si deve in buona parte l’organizzazione della giornata.
Altre manifestazioni sono promosse a Carpi, Mirandola, Finale Emilia (forse anche a Sassuolo) con discreto successo, ma è sicuramente la giornata modenese a dimostrare il grado di avanzamento della consapevolezza operaia dei propri diritti, stimolando ulteriormente il processo di aggregazione dei lavoratori in organismi sindacali.