Nell’Usi, costituita a Modena il 23-25 novembre 1912, confluiscono due tradizioni sindacali: quella anarchica e quella sindacalista rivoluzionaria; quest’ultima si era affermata all’inizio del secolo all’interno del PSI, sotto la spinta dell’esempio francese. La presenza sindacalista inizia a declinare a partire dalla conclusione dello sciopero del 1904 e dalla costituzione della Confederazione generale del lavoro da parte dei riformisti nel 1906.
Nel 1907 viene costituito il Comitato nazionale della resistenza, che trova il più solido punto di riferimento nella Camera del lavoro di Parma. E proprio a Parma nel 1908 i lavoratori sono protagonisti di un durissimo sciopero agrario, dopo il quale numerose organizzazioni sindacaliste rivoluzionarie decidono di rientrare nella CGdL, ma inizia anche un lavoro di penetrazione nel settore meccanico e in altre categorie industriali.
Per coordinare le organizzazioni che si riconoscono nel sindacalismo rivoluzionario nasce nel 1910 il Comitato dell’azione diretta. I temi dello scontro con la CGdL sono il rifiuto del burocratismo confederale e della mediazione parlamentare, la pratica dell’azione diretta, la concezione dello sciopero generale come strumento di rottura, la centralità delle Camere del lavoro rispetto alle federazioni nazionali, l’autonomia organizzativa e finanziaria delle leghe e delle Camere del lavoro.
I sindacalisti rivoluzionari trovano spazi d’azione anche per la situazione di crisi economica e per l’offensiva delle organizzazioni padronali. I punti di forza sono le leghe dell’Emilia e della Toscana, i metallurgici di Torino, Milano e Piombino, i braccianti pugliesi. Non aderiscono, ma si riconoscono nell’indirizzo sindacalista, la Camera del lavoro di Ferrara e il potente sindacato dei ferrovieri (90.000 iscritti).
Nel 1913 l’USI organizza 100.000 lavoratori contro i 300.000 della CGdL, ma l’organizzazione deve subire una grave spaccature a seguito dello scoppio della prima guerra mondiale. Mentre le leghe dirette dagli anarchici rimangono coerentemente neutraliste, la maggioranza dei sindacalisti rivoluzionari si dichiara favorevole all’intervento in guerra dell’Italia. Gli aderenti diminuiscono notevolmente durante gli anni di guerra (circa 50.000), ma poi nel dopoguerra l’USI conosce un notevole sviluppo organizzativo, arrivando ad organizzare mezzo milione di lavoratori.
Collegamenti
DOCUMENTI
FONTI
BIBLIOGRAFIA
Maurizio Antonioli, Azione diretta e organizzazione operaia. Sindacalismo rivoluzionario e anarchismo tra la fine dell’Ottocento e il fascismo, Manduria – Bari – Roma, Pino Lacaita editore, 1990
Maurizio Antonioli, Armando Borghi e l’Unione sindacale italiana, Manduria – Bari – Roma, Pino Lacaita editore, 1990
Edmondo Montali (a cura di), Unione sindacale italiana. I cento anni dell’Usi, Roma, Ediesse, 2014