In marzo la CGIL subisce una pesante sconfitta nelle elezioni per la Commissione interna alla Fiat, diventando il secondo sindacato dopo la CISL.
Da diverso tempo l’azienda minaccia i diritti dei lavoratori con l’intenzione di chiudere la sede interna della commissione e di impedire ai suoi membri di muoversi dal posto di lavoro. Frequenti sono inoltre i ricatti e le intimidazioni nei confronti dei militanti della CGIL. In questo quadro, in occasione delle elezioni, i dipendenti ricevono delle lettere personali nelle quali li si invita a non votare la FIOM.
A Modena, nonostante il timore di subire una sconfitta come avvenuto a Torino, i risultati si dimostrano confortanti. Nei due stabilimenti Fiat è confermata una buona tenuta della FIOM: alla Fiat-Oci ottiene in definitiva il 76 per cento dei voti rispetto al 90 per cento dell’anno precedente.
Dopo il rinnovo delle Commissioni interne, la Fiat riduce l’orario di lavoro nei suoi due stabilimenti modenesi, prima a 40 poi a 32 ore. E nel settembre del 1955 l’azienda richiede 320 licenziamenti. In una prima fase tutti e tre i sindacati reagiscono unitariamente, ma poi la decisione di occupare la fabbrica provoca una spaccatura tra la CGIL da una parte e CISL e UIL dall’altra.
Finita l’occupazione la Fiat accetta di ridurre il numero dei licenziamenti, ma aggiunge alla lista i membri della Commissione interna. Un nuovo sciopero generale fallisce proprio alla Fiat, e mette la parola fine alla vertenza: sono licenziati 248 lavoratori, il 20 per cento dei dipendenti della Fiat, e sospesi altri 150. I quasi quattrocento lavoratori coinvolti sono tutti iscritti alla FIOM, 210 al PCI, 6 al PSI, nessuno risulta iscritto a partiti dell’area di governo o a CISL e UIL. Gli altri lavoratori di sinistra non licenziati sono trasferiti e isolati in ‘reparti confino’, mentre CISL e UIL firmano con l’azienda un accordo separato sui tempi. Dei licenziati, 24 sono operai specializzati e 128 qualificati: molti di loro apriranno poi piccole aziende artigiane, alcune delle quali lavoreranno poi nell’indotto Fiat.
Si tratta dunque di una pesante sconfitta per la CGIL, che mette in luce la contraddizione tra la sua notevole forza organizzativa, confermata dai risultati delle elezioni delle Commissioni interne, e la diminuita capacità contrattuale.
Voci correlate
Collegamenti
DOCUMENTI
FONTI
BIBLIOGRAFIA
Lorenzo Bertucelli, “Costruire la democrazia”. La Camera del lavoro di Modena (1945-1962) in Lorenzo Bertucelli, Claudia Finetti, Marco Minardi, Amedeo Osti Guerrazzi, Un secolo di Sindacato. La Camera del lavoro a Modena nel Novecento, Roma, Ediesse, 2001
Amedeo Osti Guerrazzi, Claudio Silingardi, Storia del sindacato a Modena 1880-1980, Roma, Ediesse, 2002