La prima metà degli anni Settanta è un periodo molto teso per l’industria italiana. Nel 1973, in conseguenza della guerra arabo israeliana, si ha la prima grave crisi petrolifera.
Il 1975 è il momento di maggiore acutezza della crisi, le ragioni si individuano nel calo complessivo della domanda, nella politica creditizia, nella debolezza e nei ritardi negli investimenti.
La Silan, entra in una grave crisi a causa di errori gestionali e per il crollo del settore del filato, sul quale si fondava buona parte della sua attività, arrivando sull’orlo del fallimento. Sono in pericolo 1.300 posti di lavoro negli stabilimenti di Carpi, Novi, Fiorano, Rovigo e Bergamo (di cui quasi 400 nella sola Novi).
I sindacati organizzano un presidio permanente degli stabilimenti ed è costituito un comitato di salvezza.
Si chiede di non ignorare il rischio occupazionale, e si chiedono finanziamenti pubblici per il rilancio dell’azienda senza ricorrere al taglio drastico del personale. Questa è ricordata come una delle vertenze più dure che interessarono il territorio.
Il presidio rimane fisso per oltre un anno, fino a quando l’attività riprende con la Nuova Silan. Nel frattempo, il sindacato si impegna nel favorire il reinserimento dei lavoratori in altre aziende, anche con l’organizzazione di corsi di aggiornamento.
Collegamenti
DOCUMENTI
FONTI
BIBLIOGRAFIA
Amedeo Osti Guerrazzi, Claudio Silingardi, Storia del sindacato a Modena 1880-1980, Roma, Ediesse, 2002
Cgil Carpi, Da sfruttati a protagonisti, Carpi, Centro stampa del Comune di Carpi, 1981