Sono nata il 25 aprile del 1937 a Massa Finalese e ho sempre abitato a Massa, questo è il mio paese di origine. Sono sposata con F. B. che ha fatto il sindacalista per quaranta anni per la CGIL, una persona conosciuta qui, a Modena, dappertutto. Ho tre figli: uno di cinquanta anni, una di quarantasette e uno di trentanove. La mia infanzia è stata dolorosissima. Mio padre l’ho conosciuto un anno, perché quando sono nata io era militare, dopo si è ammalato ed è morto. Io ho vissuto con mia nonna, con mia madre, le mie zie e un fratellino che è nato nel periodo in cui mio padre si è ammalato. Era una famiglia di operai, di camarant, nullatenenti, poverissimi, però abbiamo tirato avanti sempre onestamente. Mia mamma lavorava nei campi e poi ha lavorato anche lei alla Bellentani parecchi anni quando c’era proprietario il sig. Bergamini, il padrone in assoluto, poi venne licenziata e non so i motivi perché ero ancora una bambina e tornò a fare la bracciante. Quando rimase vedova nel ’52 e io avevo quindici anni e il mio fratellino cinque anni, la ripresero a lavorare alla Bellentani per parecchi anni, finché non è andata in pensione.
Io ho fatto la prima avviamento, poi ho dovuto smettere di andare a scuola perché dovevo tenere dietro a mio fratellino. Sono andata in risaia a diciannove anni, mi sono ammalata purtroppo e ho fatto un anno e mezzo di sanatorio. Sono stata sempre delicata, avevo avuto dei precedenti, perché mio padre era morto di tubercolosi. Sono andata in risaia perché volevo comprarmi la macchina da fare la magliaia, bisognava darsi da fare. Invece dopo dieci giorni di risaia, dopo una giornata piena di acqua mi sono malata e sono venuta a casa. Ho fatto tre mesi all’ospedale civile di Finale e poi diciannove mesi a Gaiato. Ho sempre avuto una salute molto delicata, però ho avuto la fortuna di incontrare mio marito, una brava persona, una persona seria, un vero politico di sinistra che ha trasmesso a tutti noi, anche ai miei figli quello che lui riteneva giusto: condurre una vita onesta senza nessun equivoco, sottintesi, essere persone chiare e molto oneste. Questo è ciò che ha dato un significato alla mia vita.
La mia infanzia è stata talmente brutta che è meglio non ricordarla. Ho vissuto con la nonna che ci ha fatto anche da mamma e ci ha dato anche lei insegnamenti positivi con una morale molto chiara, molto pulita. Ho bellissimi ricordi della scuola e delle persone di Massa. Con le mie compagne per un po’ ci siamo anche riunite, ma poi ci siamo un po’ perse di vista perché uno va da una parte, uno dall’altra. Avendo io avuto dei problemi mi hanno sempre voluto bene e tuttora sono giudicata una persona perbene. Mi emoziono un po’ a ricordare momenti tristi, però lo faccio volentieri…