Sono nato a Finale E. il 30\06\49. Abitavo a Canaletto. Finita la terza media sono andato a fare l’idraulico a Finale, poi ho avuto un incidente col motorino, mi sono rotto il femore, sono stato fermo e ho perso il lavoro.
Cercavano persone alla Bellentani, io avevo sedici anni, ho presentato domanda di assunzione, eravamo in venticinque ne hanno presi quindici. Mi hanno assunto prima a tempo determinato e poi a tempo indeterminato. Ero felicissimo perché era un buon posto e si prendeva bene.
La mia famiglia era composta da mio padre, mia madre: mio fratello e mia sorella erano già sposati fuori casa. Mio padre lavorava in fonderia, mia madre era casalinga e andava a lavorare in campagna per i lavori stagionali.
Ho frequentato le scuole medie a Massa e le elementari a Canaletto, una frazione di Massa ora disabitata, sono andati via tutti.
Mi ricordo della maestra Guidetti, io ero molto vivace, mi muovevo sempre e disturbavo, però ero buono di cuore: la maestra si sedeva sul mio banco e io sulla cattedra perché, se stavo fermo io, la classe era disciplinata. A scuola sono stato vivace, non cattivo, come per tutta la mia vita.
Non ero portato per lo studio, preferivo lavorare e fare cose non ripetitive.
Nel periodo dell’occupazione ero militare, quando sono tornato avevo ventitre anni e avevo la patente per camion, così ho chiesto di fare il camionista: diventai il solo camionista dipendente, gli altri erano “padroncini”, guidavo due furgoni e un NC130.
Mi ricordo quando sono andato a Novara a prendere l’NC130, sono partito in treno e tornato col nuovo mezzo, nuovo, rosso e giallo, ero orgoglioso, mi sentivo importante.
Fare il camionista è stato un bellissimo cambiamento. Ero soddisfatto, potevo avere più libertà, potevo organizzare la mia giornata. Mi hanno sempre voluto bene, non ho mai fatto niente di male, mi volevano bene anche i dirigenti, ho conosciuto tante persone importanti…