Il bosco, situato tra Camposanto e San Felice con un’estensione di oltre 500 ettari, è utilizzato come riserva di caccia già dal Ducato D’Este e ai primi del Novecento acquistato dal conte di Carrobbio. Durante la seconda guerra mondiale il bosco è adibito a sede nazista e polveriera, in seguito i partigiani se ne impossessano e diviene luogo per i rifornimenti.
Nel dopoguerra i braccianti disoccupati della zona si battono, con scioperi e invasioni, per disboscare e rendere coltivabili le terre, fino ad ottenere il disboscamento completo nel 1951.
A partire dagli anni 1980, grazie all’iniziativa privata e ai finanziamenti della politica agricola comune (PAC) e del fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) dell’Unione europea, si cerca di ricostruire il grande patrimonio naturale perduto. Negli anni 2010 sono stati riforestati 32 ettari a “macchie di leopardo”. Nel 2011 la Provincia di Modena ha istituito un’area di riequilibrio ecologico di tre ettari, parte della Rete Natura 2000; l’area riforestata comprende specie arboree di quercia, salice, acero, frassino e olmo, oltre a siepi di prugnolo selvatico, rosa canina e sanguinella. Nel luglio dello stesso anno è stato inaugurato un percorso storico-naturalistico all’interno dell’isola ecologica del “nuovo” bosco della Saliceta, situato in via Madonna del Bosco nel comune di Camposanto.
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DOCUMENTI
BIBLIOGRAFIA
Amedeo Osti Guerrazzi, Claudio Silingardi, Storia del sindacato a Modena 1880-1980, Roma, Ediesse, 2002