Nasce a Bastiglia il 4 gennaio del 1931 in una famiglia antifascista. Il padre e la madre sono braccianti agricoli di fede socialista, e così anche i quattro figli.
Consegue la licenza elementare ma non ha l’opportunità di continuare gli studi come avrebbe voluto. Si avvia presto al lavoro, dapprima in risaia, poi come bracciante e di seguito parrucchiera.
Giovanissima, è testimone dei fatti accaduti alle Fonderie riunite di Modena il 9 febbraio del 1950 quando, nel corso dello sciopero proclamato dalla Cgil per il licenziamento di oltre 500 operai metalmeccanici, i carabinieri che avevano circondato la fabbrica, sparano sui manifestanti. Rimangono uccisi 6 dimostranti, altri 200 i feriti e 34 vengono arrestati. La sorella di Marta è all’epoca nella Commissione interna, e di lì a poco subisce il licenziamento per rappresaglia politico-sindacale.
Aderisce al Partito socialista italiano sin da giovane; nel 1951 è inviata dal partito a Roma per frequentare il Corso di formazione organizzato presso la Scuola nazionale dell’Udi.
La familiarità con il mondo cattolico ereditata dalla madre l’avvicina in un primo momento al Cif di Modena; simpatia che si interrompe a causa delle posizioni reazionarie espresse dall’associazione, in netta contrapposizione con la visione socialista e comunista, in occasione di alcune celebrazioni religiose e a seguito della distribuzione nei luoghi sacri di “libricini razzisti”, segno dell’adozione di una prospettiva colonialista.
Dal 1952 al 1955 è funzionaria della Cgil. Incaricata di seguire il settore del commercio, entra nella Federazione dei lavoratori del commercio e nel Comitato direttivo.
Gli anni Sessanta registrano una rottura interna al Partito socialista italiano, determinando la nascita del Partito socialista italiano di unità proletaria (Psiup) cui Marta aderisce diventando Responsabile della Commissione operaia a Modena. Sviluppa le relazioni tra operai e studenti e coltiva una relazione stringente con il Psiup di Torino, condividendone la prospettiva dell’affermazione dei Consigli di Fabbrica in Fiat.
Attiva la sua partecipazione ai movimenti del ’68-’69 e, nello stesso periodo, è anche membro del Direttivo e della Segreteria dell’Udi di Modena.
Lasciata la Cgil a seguito dell’Accordo sulla scala mobile del 1975 siglato tra le Confederazioni Cgil Cisl Uil, si dedica maggiormente all’attività politica. Membro del Consiglio comunale in rappresentanza del Partito della Rifondazione comunista, arriva a ricoprire la carica di Vicepresidente dell’Amministrazione provinciale di Modena.
Dedica grande dedizione alla causa palestinese che, unitamente all’attività nel movimento delle donne e al protagonismo nella politica locale, la occupa fino alla fine il 1° marzo del 2019.