Subito dopo l’eccidio, davanti alle Fonderie riunite viene predisposta una piccola area recintata a ridosso della cancellata della fabbrica, in prossimità del passaggio a livello. Proprio sulla cancellata viene collocata l’immagine dei sei operai uccisi, e posti fiori e corone. Ed è qui che sono svolte le prime celebrazioni, che comprendono anche la deposizione di corone nei punti esatti dove sono stati uccisi gli operai.
Dopo una prima ipotesi di collocare proprio in questo punto un monumento a ricordo dell’eccidio, è assunta la decisione di inserire i nomi dei sei operai uccisi nel cippo a fianco della torre dell’acquedotto che ricorda i diciassette caduti partigiani del quartiere della Crocetta, assieme alla Sacca la zona industriale di Modena e luogo di nascita delle prime formazioni gappiste (Gruppi d’azione patriottica) della città.
Questa scelta, che rende esplicito il collegamento tra Resistenza e Lavoro che a Modena è molto sentito, costituendo un elemento identitario per chi si riconosce nelle forze politiche di sinistra e nella Cgil, è favorita anche dalla stessa storia di cinque di sei delle vittime. Infatti, Angelo Appiani era stato internato militare in Germania, Arturo Chiappelli aveva fatto il partigiano a Montefiorino, Ennio Garagnani aveva avuto un fratello partigiano, anche Renzo Bersani aveva avuto il fratello Bruno partigiano e fucilato per rappresaglia a San Matteo e la sorella Vilma staffetta e internata a Fossoli, infine Roberto Rovatti era stato partigiano a Modena.
Collegamenti
FONTI
BIBLIOGRAFIA
Eliseo Ferrari, A sangue freddo. Modena 9 gennaio 1950. Cronaca di un eccidio, Roma, Edizioni LiberEtà, 2005
Lorenzo Bertucelli, All’alba della Repubblica. Modena, 9 gennaio 1950. L’eccidio delle Fonderie Riunite, Milano, Edizioni Unicopli, 2012
Francesco Tinelli, Era il vento non era la folla. Eccidio di Modena, 9 gennaio 1950, Bologna, Bébert edizioni, 2015