I primi tentativi di costituire una Camera del lavoro a Modena risalgono al dicembre 1893, quando dieci presidenti di associazioni operaie modenesi rivolgono la richiesta di un locale e di un sussidio annuo al Comune di Modena. Tale richiesta viene rinnovata anche nel febbraio 1898 e in occasione del Primo maggio 1899 anche la sezione modenese della Federazione nazionale dei lavoratori del libro presenta un ordine del giorno al Comune di Modena per sollecitare l’esaudimento di questa richiesta.
La Camera del lavoro di Modena nasce il 23 maggio 1901, con l’adesione di 59 tra leghe di resistenza, mutue e cooperative. È promossa da alcuni esponenti del socialismo riformista, che vorrebbero inquadrare tutte le organizzazioni economiche della provincia. Un obiettivo che inizialmente fallisce per l’ostilità delle leghe contadine della Bassa modenese, già organizzate in una propria Federazione.
Il modello iniziale è quello di un organismo apolitico con finalità prettamente economiche, come l’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro. Questo carattere si attenuerà negli anni fino a scomparire, trasformando la Camera del lavoro in un organismo rivendicativo di classe, guidato non più dai socialisti riformisti ma da quelli intransigenti. Nel 1902 Bindo Pagliani sostituisce Luigi Sola alla guida della Camera del lavoro e nel 1903 finalmente sono aperti i suoi uffici in via Blasia, nella zona dell’ex ghetto ebraico.
Dopo lo sciopero generale del 1904 il Comune di Modena toglie il sussidio alla Camera del lavoro, inizialmente concesso. Nel 1906 la Camera del lavoro raggruppa 92 leghe con 8.778 aderenti, ma rimangono i problemi di rapporto con la provincia. A metà del 1909 sono attive nella provincia di Modena ben cinque Camere del Lavoro in concorrenza tra loro, cui si deve aggiungere, dal novembre dello stesso anno, l’Ufficio del lavoro cattolico.
Nel frattempo si fanno sempre più evidenti le tensioni tra riformisti e socialisti rivoluzionari anche in città. Bindo Pagliani si dimette da segretario e al suo posto arriva il socialista rivoluzionario Nicola Bombacci, che imprime una notevole accelerazione all’iniziativa sindacale. Nel 1912 la Camera del lavoro si trasferisce nella Casa del popolo in via del Carmine, appena inaugurata.
Sempre Bombacci si fa promotore di un processo di unificazione con le altre Camere del lavoro. Il congresso di unificazione si svolge il 19 gennaio 1913, alla presenza di 330 associazioni che rappresentano 26.000 soci. Il risultato è la divisione non più orizzontale ma verticale, con la nascita di due Camere del lavoro provinciali, quella detta unitaria a orientamento socialista e quella sindacalista a orientamento anarchico e rivoluzionario.
Collegamenti
DOCUMENTI
FONTI
BIBLIOGRAFIA
Amedeo Osti Guerrazzi, Lotte rivendicative e tensioni rivoluzionari nell’età liberale (1900-1924), in Lorenzo Bertucelli e al., Un secolo di sindacato. La Camera del lavoro a Modena nel Novecento, Roma, Ediesse, 2001