Le Acciaierie Ferriere e Fonderie di Modena si costituiscono per iniziativa di Adolfo Orsi, che rileva nel 1924 l’officina-fonderia A. Roatti e C. per l’attività di fusione di rottami di ferro e la produzione di laminati, profilati e ghisa.
Durante il fascismo l’azienda si sviluppa anche grazie alle commesse belliche e stringendo rapporti di fiducia con alcuni gerarchi fascisti che concedono alle Acciaierie Ferriere di Modena la prelazione per l’utilizzo dei rottami di ferro raccolti in regione. Già in quel periodo le pessime condizioni di lavoro spingono gli operai a scrivere nel 1935 un documento di denuncia della situazione.
Nel dopoguerra le Acciaierie, che avevano subito danni rilevanti in seguito ai bombardamenti del 1944, vengono rapidamente riedificate, e la produzione è riconvertita nella fabbricazione di carpenteria metallica per il settore dell’edilizia. Questo è un periodo di grande tensione nelle fabbriche modenesi. L’espressione più significativa di questo clima è rappresentata dai tragici fatti delle Fonderie Riunite, sempre di proprietà del gruppo Orsi, dove sei operai in sciopero perdono la vita sotto il fuoco della Polizia.
Nel 1962 iniziano le lotte dei metalmeccanici per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, che introduce diverse importanti novità; e nel ‘63 alle Acciaierie, che godevano di un momento di relativa armonia tra le diverse sigle sindacali, si riesce ad ottenere anche un accordo aziendale che prevedeva un aumento salariale, la riduzione dell’orario di lavoro e un aumento delle paghe di posto. Soltanto un anno dopo l’azienda, che allora contava 520 dipendenti, si trova sull’orlo del fallimento. La crisi è determinata dall’incapacità amministrativa , che porta alla decisione della banche e delle altre aziende siderurgiche di non fare più credito ad Orsi, il quale nel frattempo aveva accumulato centinaia di milioni di debiti. Si apre quindi una fase di grande impegno da parte dei sindacati, dell’amministrazione locale e di quella provinciale, dei partiti modenesi, di parlamentari e, in una fase successiva, della Camera di Commercio, per tentare di salvare l’azienda; la soluzione più favorevole sembra essere quella di assegnarla ad una gestione pubblica.
Dopo numerose trattative nel 1965 l’Imi (Istituto mobiliare italiano) rileva il 93% del capitale azionario, e predispone un ambizioso programma di investimenti. I problemi però non si risolvono del tutto come si era sperato, e poco dopo la proprietà viene trasferita alla Cogne, azienda siderurgica nata come privata e poi trasformata in pubblica sotto l’Egam, che si proponeva di realizzare importanti interventi tecnici volti ad aumentare la produzione; progetti che incontrano fin da subito degli intoppi.
Nel 1972 dopo l’ennesimo grave incidente sul lavoro i sindacati proclamano lo sciopero. Viene steso un documento di denuncia dove si segnala che soltanto nel corso dell’anno precedente si erano verificati 300 infortuni all’interno della fabbrica, e che dal ‘53 i morti sul lavoro erano 10, a cui solo due anni dopo se ne aggiungerà un altro.
Nel 1975 inizia una grave crisi del settore della siderurgia a causa di una sempre minore richiesta di acciaio. Lo scarseggiare di investimenti costringe a cedere l’azienda ad un privato; la proprietà passa quindi all’imprenditore reggiano Erminio Spallanzani. La sua gestione sembra avviarsi positivamente, ma ormai il quadro economico stava mutando; all’inizio degli anni Ottanta vengono introdotte normative volte a ridurre ulteriormente la produzione di acciaio. Spallanzani decide quindi di andare verso la chiusura, che grazie all’impegno congiunto da parte dei soggetti coinvolti e all’utilizzo di tutti gli ammortizzatori sociali disponibili non provocherà eccessivi problemi.
Nel 2001 i corpi di fabbrica sono demoliti per lasciare spazio a un complesso (Centro Ferriere) costituito da due torri e una piazza pubblica, con funzione commerciale, residenziale e terziaria nella quale il 31 ottobre 2018 viene inaugurata una lapide ai caduti.
Immagini
Collegamenti
FONTI
Il lingotto modenese. Giornale delle maestranze delle Acciaierie Ferriere di Modena, 1951-52; 1956
BIBLIOGRAFIA
Anna Maria Pedretti (a cura di), Il lavoro raccontato. Acciaierie e Maserati: due fabbriche modenesi dal dopoguerra a oggi, Bologna, Editrice Socialmente, 2013