Nel 1937 la famiglia Orsi, già un colosso imprenditoriale e proprietaria delle Acciaierie Ferriere, acquista l’azienda automobilistica bolognese dei fratelli Maserati. Nel ‘39 l’attività viene spostata a Modena; nel nuovo stabilimento in viale Ciro Menotti si costituisce l’Alfieri Maserati per la produzione di automobili, e in quello di via Generale Paolucci la Candele Maserati accumulatori dove si realizzano candele di accensione e, successivamente, accumulatori.
Il 28 luglio 1943, pochi giorni dopo la caduta del fascismo e sparsasi la voce che dava per certa la fine del conflitto, i lavoratori della Alfieri Maserati scendono in sciopero insieme a quelli di diversi altri stabilimenti di Modena. Nel marzo ’44 hanno luogo altri scioperi all’interno della fabbrica, allora guidata dai tedeschi. Gli operai si battono per salvare il lavoro, le attrezzature e i macchinari, che riescono astutamente a nascondere.
Se nei primi anni del dopoguerra Orsi, avendo perduto la protezione politica grazie alla quale aveva prosperato, è tenuto a dimostrare di sapersi adeguare alla nuova realtà per salvaguardare i suoi profitti, di qui a breve le cose cambiano. Nel gennaio del 1949, adducendo una presunta crisi aziendale, ordina una riduzione considerevole delle maestranze. Ai falliti tentativi di conciliazione da parte della commissione interna e del sindacato segue ai primi di febbraio la serrata. La fabbrica rimane chiusa per tre mesi, e alla riapertura i sindacati sono costretti a registrare una pesante sconfitta creando un pericoloso precedente. Vengono licenziati i membri della commissione interna e i lavoratori attivi nel sindacato; da questo momento le violazioni dei contratti e le limitazioni delle libertà sono all’ordine del giorno.
Tra il 1963 e il ‘68 la Maserati entra in crisi; la spirale di debiti già gravanti sull’azienda si accentua e la Citroen acquista il 60% delle azioni. In questa fase sono numerose le assunzioni, l’azienda arriva a quasi un migliaio di dipendenti.
Ma quando nel 1975 la Peugeot muove i primi passi verso l’acquisizione della Citroen, i nuovi programmi di ristrutturazione non comprendono più la Maserati. Alla manifesta ed irrevocabile intenzione di chiudere la fabbrica, che contava in quel momento quasi 800 occupati, le maestranze prendono in mano la situazione in difesa del posto di lavoro organizzando un presidio permanente davanti la fabbrica. Dopo circa tre mesi viene siglato a Roma l’accordo che trasferiva la proprietà alla società pubblica Gepi, mentre per il ruolo di amministratore delegato viene individuato l’industriale Alejandro De Tomaso, nonostante l’opinione contraria del sindacato; l’accordo prevede un programma che occupa 600 lavoratori, mentre gli altri 120 saranno per la maggior parte ricollocati e i restanti mandati in cassa integrazione.
La gestione di De Tomaso presenta fin da subito numerosi problemi, per cui la dirigenza incolpa sistematicamente i lavoratori. Nel frattempo l’azienda continua ad accumulare perdite; agli inizi degli anni Ottanta diventa sempre più chiaro, anche alle istituzioni, che la Maserati è sull’orlo del fallimento.
Dopo una complicata trattativa, nel dicembre dell’89 De Tomaso cede alle pressioni del governo consentendo alla Fiat di entrare con il 50% del capitale e, successivamente, di prendere in mano la gestione aziendale. Alla fine degli anni Novanta, l’area è oggetto di un importante intervento di riconfigurazione in relazione al nuovo assetto societario, con la realizzazione di una torre e di una palazzina per uffici con showroom su via Divisione Acqui e viale Ciro Menotti.
Voci correlate
LUOGHI
EVENTI
BIOGRAFIE
Collegamenti
DOCUMENTI
FONTI
La Guida. Giornale delle maestranze dell’Officina Alfieri Maserati, 1951; 1956
Atti del Convegno delle Commissioni interne. Inchieste sulle condizioni di vita e di lavoro nelle fabbriche modenesi, Modena, 15 giugno 1955
BIBLIOGRAFIA
Anna Maria Pedretti (a cura di), Il lavoro raccontato. Acciaierie e Maserati: due fabbriche modenesi dal dopoguerra a oggi, Bologna, Editrice Socialmente, 2013
Eliseo Ferrari, Maserati story. Il rilancio di un mito, Modena, Edizioni Il Fiorino, 2001
Claudia Finetti, Il sindacato nello sviluppo del ‘modello emiliano’ (1963-1978) in Lorenzo Bertucelli, Claudia Finetti, Marco Minardi, Amedeo Osti Guerrazzi, Un secolo di Sindacato. La Camera del lavoro a Modena nel Novecento, Roma, Ediesse, 2001, pp. 397-405