Camera del lavoro sindacalista - sede di via Sant'Agata 14 Modena
Dopo il fallimento del tentativo di unificazione delle diverse Camere del lavoro presenti nella provincia con il congresso che si svolge a Modena il 19 gennaio 1913, il 2 febbraio è convocato presso la Casa dei muratori di via Sant’Agata 14 un nuovo congresso, che delibera la costituzione della Camera del lavoro sindacalista, di ispirazione anarchica e rivoluzionaria.
La Casa dei muratori è sede del Sindacato edile provinciale, nato nel 1911 dopo l’espulsione della Lega muratori di Modena dalla Camera del lavoro e si trova in contrada Armaroli, uno dei quartieri più degradati di Modena. Si tratta di una palazzina di quattro piani, per un totale di 39 vani dove, oltre al sindacato edile e alla Cdl sindacalista, si riuniscono i gruppi anarchici modenesi.
Nel 1921 la sede sindacale diventa un obiettivo dei fascisti che, tra l’altro, per un breve periodo hanno sede nella stessa via (al numero 11). In maggio è devastata, in novembre un nuovo tentativo di assalto squadrista porta al ferimento del muratore anarchico Teobaldo Righetti, che muore il 24 novembre 1921. Un nuovo assalto è compiuto nell’agosto del 1922, ma fallisce. In settembre il comandante del Presidio militare decide di ritirare il picchetto di dieci soldati che stazionano davanti alla sede, rendendo più esposta la sede alle scorribande fasciste.
Data l’impossibilità di proseguire nell’attività sindacale, la Cdl sindacalista cessa le sue attività nel novembre 1922. Ormai gli aderenti sono pochi, manca un segretario politico, e l’amministratore Augusto Boccolari d’accordo con il Comitato esecutivo procede allo scioglimento, lasciando libere le leghe di aderire ad altri sindacati. La stessa lega dei muratori aderisce ai sindacati nazionali (poi fascisti).
Nel 1933 tutta la zona è oggetto di un intervento di risanamento che porta alla nascita di piazza Impero (ora piazza Matteotti) e la lega, attraverso il suo segretario Umberto Chiossi, già attivo militante anarchico, ottiene un assegno di 30.000 lire come indennità di esproprio. A quanto risulta dai documenti, l’assegno viene però bloccato e destinato direttamente alla Confederazione sindacale fascista.
Voci correlate
Collegamenti
FONTI
BIBLIOGRAFIA
Amedeo Osti Guerrazzi, Lotte rivendicative e tensioni rivoluzionarie nell’età liberale (1900-1924), in Lorenzo Bertucelli et al., Un secolo di sindacato. La Camera del lavoro a Modena nel Novecento, Roma, Ediesse, 2001
Andrea Pirondini, Anarchici a Modena. Dizionario biografico, Milano, Zero in condotta, 2012, pp. 35-41 e 43-46
Camera del lavoro unitaria - sede di via del Carmine 12 Modena
Nel corso del congresso della Camera del lavoro di Modena del 7 marzo 1912 è discussa la proposta dell’acquisto di una casa posta in via del Carmine 12 all’angolo con Piazzale delle Scalze (attuale piazzale Boschetti), composta da 30 stanze una delle quali – il ‘salone delle adunanze’ – in grado di contenere 300-400 persone. Grazie all’impegno dell’avvocato Confucio Basaglia e di Gregorio Agnini è condotta la trattativa, che prevede l’anticipo di metà del costo d’acquisto fissato in 40.000 euro. Il congresso decide di finanziare l’operazione “obbligando tutti i lavoratori organizzati [in quel momento 7.000] ad acquistare personalmente un’azione da lire 2 se uomini e lire 1 se femmine”, chiedendo poi contributi da parte delle cooperative di lavoro e di consumo.
La Casa del popolo è inaugurata nel dicembre dello stesso anno, e la Camera del lavoro trasferisce qui i suoi uffici, assieme alle altre organizzazioni socialiste, e poi alla Federazione delle cooperative di consumo.
La Casa del popolo nel biennio 1921-1922 diventa il principale obiettivo dello squadrismo fascista, e la sede è assalita o invasa dai fascisti, nonostante la presenza delle forze dell’ordine a sua difesa. Nel gennaio 1921 e soprattutto nell’agosto 1922 è data alle fiamme e carte e mobili sono distrutti. Inoltre, il mese successivo il comandante del Presidio militare decide di ritirare il picchetto di dieci soldati che stazionano davanti alla sede, rendendola ancora più esposta alle scorribande fasciste.
A questo punto ogni attività è preclusa e nel gennaio 1923 il prefetto informa i suoi superiori che la Camera del lavoro ha cessato di funzionare e che la Casa del popolo è stata posta in vendita. I locali sono acquistati dall’Ing. Gaudenzi di Modena.
Collegamenti
FONTI
L’annuale congresso della nostra Camera del lavoro, “Il Domani”, 23 marzo 1912
BIBLIOGRAFIA
Amedeo Osti Guerrazzi, Lotte rivendicative e tensioni rivoluzionarie nell’età liberale (1900-1924), in Lorenzo Bertucelli et al., Un secolo di sindacato. La Camera del lavoro a Modena nel Novecento, Roma, Ediesse, 2001
Amedeo Osti Guerrazzi, Claudio Silingardi, Storia del sindacato a Modena 1880-1980, Roma, Ediesse, 2002
Camera del lavoro di Modena - sede di Via San Vincenzo 24 Modena
Nel gennaio 1946 la CGIL si trasferisce dalla sede di via Anacarsi Nardi in un palazzo in via San Vincenzo 24, anch’esso già sede dei sindacati fascisti. In questo edificio trovano ospitalità, oltre alle varie federazioni provinciali di categoria, l’ufficio provinciale di collocamento, l’associazione inquilini e la Libera associazione degli artigiani. Al piano terra trova sede anche la Federazione comunista libertaria modenese, che ha alcuni suoi esponenti attivi nella Camera del lavoro, come Aladino Benetti e Vincenzo Chiossi.
I locali di via San Vincenzo sono acquistati con una sottoscrizione popolare nel 1963, ma le difficoltà legate alla sua collocazione in pieno centro storico e alla viabilità convincono la CGIL a ricercare una nuova sede. Nel 1967 la CGIL decide assieme alla Federazione provinciale delle cooperative di costruire un nuovo edificio nella zona della ex Cittadella, vicina alla stazione delle autocorriere.
Viene lanciata una nuova sottoscrizione, che si concluderà nel marzo 1972. Intanto, nel 1970, avviene il trasloco e la vecchia sede è venduta a privati.
Attualmente all’esterno del palazzo di via San Vincenzo è presente una targa commemorativa, volta a ricordare la nascita della CGIL nel dopoguerra, dopo vent’anni di clandestinità dovuti alle persecuzioni fasciste. La targa è stata apposta per volontà dei sindacati provinciali Cgil-Cisl-Uil, trovando grande disponibilità nel proprietario degli spazi a piano terra, che si è fatto carico della sua realizzazione.
Voci correlate
Camera del lavoro di Modena - sede di via Anacarsi Nardi 35 Modena
Nelle fasi finali della lotta di liberazione i partiti antifascisti modenesi presero atto della necessità di dare vita a una Camera del lavoro unitaria, sulla base del patto siglato a Roma nel giugno 1944, che aveva portato alla nascita della Confederazione generale italiana del lavoro (Cgil). Nel caso modenese, poi, era sentita l’esigenza di superare le fratture del periodo prefascista, evitando la nascita di una Camera del lavoro sindacalista anarchica.
Il 16 aprile 1945 in un appartamento nella zona di Porta Bologna a Modena è decisa la nascita della Camera confederale del lavoro, che vede nella Commissione esecutiva presenti esponenti dei partiti socialista, comunista, democratico cristiano, d’azione e degli anarchici.
Subito dopo la Liberazione è occupata la sede dei sindacati fascisti di via Anacarsi Nardi 35. Questo edificio, infatti, dal settembre 1944 era la sede della Confederazione fascista dei lavoratori dell’industria, e dal febbraio 1945 dell’Unione provinciale di Modena della Confederazione generale del lavoro, della tecnica e delle arti, che accorpava i diversi sindacati fascisti presenti nel periodo precedente.
Il primo settembre 1945 esce il “Bollettino della Camera del lavoro di Modena e provincia” che informa che gli iscritti alla Camera del lavoro sono 110.000. Il 20 ottobre si svolge nella sala di San Vincenzo il primo congresso provinciale, a novembre arriva in visita il segretario generale della Cgil Giuseppe Di Vittorio.
Dopo queste prime attività, è deciso di trasferire la sede della Camera del lavoro in un nuovo palazzo, il via San Vincenzo 24, in pieno centro storico di Modena, trasferimento che avviene nel gennaio 1946.
Collegamenti
FONTI
BIBLIOGRAFIA
Claudio Silingardi, Una provincia partigiana. Guerra e Resistenza a Modena 1940-1945, Milano, Franco Angeli, 1998
Lorenzo Bertucelli, “Costruire la democrazia”. La Camera del lavoro di Modena (1945-1962), in Lorenzo Bertucelli, Claudia Finetti, Marco Minardi, Amedeo Osti Guerrazzi, Un secolo di sindacato. La Camera del lavoro a Modena nel Novecento, Roma, Ediesse, 2001
Camera confederale del lavoro di Modena - sede di piazza Cittadella 36
Nel 1967 la CGIL decide assieme alla Federazione provinciale delle cooperative di costruire una nuova sede nella zona della ex Cittadella, vicina alla stazione delle autocorriere. Viene lanciata una nuova sottoscrizione, che si concluderà nel marzo 1972 con la raccolta di 255 milioni di lire rispetto all’obiettivo iniziale di 150 milioni, comprensivi di un contributo di quasi 7 milioni dall’Inca-Cgil nazionale e di 58 milioni provenienti dalla vendita della vecchia sede di via San Vincenzo. I contributi maggiori vengono dalle categorie degli edili (38, 7 milioni), dei braccianti (29.8 milioni), dei metalmeccanici (23 milioni), dei pensionati (14,7 milioni) e dei mezzadri (10,7 milioni).
Inaugurato nell’ottobre 1970, il palazzo di dieci piani – soprannominato ‘palazzo rosso’ per il colore degli infissi – diventa sede delle due organizzazioni. Successivamente, Legacoop deciderà di trasferirsi in un nuovo edificio costruito in via Fabriani, esattamente alle spalle del palazzo del sindacato.
Nell’edificio sono presenti tutti gli uffici del sindacato, ad esclusione dell’archivio storico, dato in gestione all’Istituto storico di Modena, e della Federazione italiana operai metallurgici, che si trova in via Mar Ionio 23, nel quartiere Crocetta di Modena.
Il 9 gennaio 2014 è stata collocata all’esterno dell’edificio la targa di marmo che ricorda l’eccidio operaio del 9 gennaio 1950. Inizialmente collocata all’ingresso della sede di via san Vincenzo, dopo il trasferimento della sede del sindacato è posizionata al decimo piano del palazzo, davanti all’ingresso della sala ‘9 gennaio 1950’. Questa scelta rientra nel progetto memoria della Cgil di Modena di collocare segni nei luoghi del sindacato.
Collegamenti
FONTI
BIBLIOGRAFIA
Claudia Finetti, Il sindacato nello sviluppo del ‘modello emiliano’ 1963-1978, in Lorenzo Bertucelli, Claudia Finetti, Marco Minardi, Amedeo Osti Guerrazzi, Un secolo di sindacato. La Camera del lavoro a Modena nel Novecento, Roma, Ediesse, 2001
Luigi Martini, CGIL le sedi. Le rosse architetture, Roma, Ediesse, 2010, pp. 185-193
Cippo della Crocetta
Subito dopo l’eccidio, davanti alle Fonderie riunite viene predisposta una piccola area recintata a ridosso della cancellata della fabbrica, in prossimità del passaggio a livello. Proprio sulla cancellata viene collocata l’immagine dei sei operai uccisi, e posti fiori e corone. Ed è qui che sono svolte le prime celebrazioni, che comprendono anche la deposizione di corone nei punti esatti dove sono stati uccisi gli operai.
Dopo una prima ipotesi di collocare proprio in questo punto un monumento a ricordo dell’eccidio, è assunta la decisione di inserire i nomi dei sei operai uccisi nel cippo a fianco della torre dell’acquedotto che ricorda i diciassette caduti partigiani del quartiere della Crocetta, assieme alla Sacca la zona industriale di Modena e luogo di nascita delle prime formazioni gappiste (Gruppi d’azione patriottica) della città.
Questa scelta, che rende esplicito il collegamento tra Resistenza e Lavoro che a Modena è molto sentito, costituendo un elemento identitario per chi si riconosce nelle forze politiche di sinistra e nella Cgil, è favorita anche dalla stessa storia di cinque di sei delle vittime. Infatti, Angelo Appiani era stato internato militare in Germania, Arturo Chiappelli aveva fatto il partigiano a Montefiorino, Ennio Garagnani aveva avuto un fratello partigiano, anche Renzo Bersani aveva avuto il fratello Bruno partigiano e fucilato per rappresaglia a San Matteo e la sorella Vilma staffetta e internata a Fossoli, infine Roberto Rovatti era stato partigiano a Modena.
Collegamenti
FONTI
BIBLIOGRAFIA
Eliseo Ferrari, A sangue freddo. Modena 9 gennaio 1950. Cronaca di un eccidio, Roma, Edizioni LiberEtà, 2005
Lorenzo Bertucelli, All’alba della Repubblica. Modena, 9 gennaio 1950. L’eccidio delle Fonderie Riunite, Milano, Edizioni Unicopli, 2012
Francesco Tinelli, Era il vento non era la folla. Eccidio di Modena, 9 gennaio 1950, Bologna, Bébert edizioni, 2015
Camera del lavoro di Modena - sede di via Blasia 21
Costituita il 23 maggio 1901, con l’adesione di 59 tra leghe di resistenza, mutue e cooperative, la Camera del lavoro di Modena ha sede provvisoria in via Torre 10, dove si riuniscono il gruppo socialista e la redazione del giornale “Il Domani”. Dal 1° ottobre 1902 si trasferisce in Via Blasia 21, nell’area del vecchio ghetto ebraico. Altre leghe aprono uffici nelle vicinanze, come ad esempio la Lega carrattieri che ha sede nella stessa via al n. 16.
L’inaugurazione avviene domenica 14 giugno 1903. Il corteo di oltre 5.000 lavoratori, preceduto da bande e fanfare dei ceramisti di Sassuolo, di San Giovanni in Persiceto e di Castelnuovo Rangone, da piazzale Sant’Agostino si dirige nel cortile delle scuole elementari di San Bartolomeo in via dei Servi (dove ora ha sede l’Istituto Venturi), dove prendono la parola alcuni esponenti locali, il “deputato operaio” Pietro Chiesa da Genova, la prossima segretaria della Federazione nazionale dei lavoratori della terra (Federterra) Argentina Altobelli e il segretario della Federazione delle leghe della Bassa modenese Senofonte Entrata.
Conclusi i discorsi, il corteo attraversa la città per passare davanti alla sede in contrada Blasia, per poi dirigersi al ristorante Gabbia d’Oro in via Camurri (attuale via Paolo Ferrari) dove si svolge un banchetto per 150 invitati, nel corso del quale parlano di nuovo Argentina Altobelli e Pietro Chiesa. L’occasione dell’inaugurazione consente dunque ai lavoratori di attraversare tutto il centro storico di Modena con le loro bandiere e i canti. È forse una delle prime volte che avviene.
Non si conosce la struttura fisica della sede di via Blasia, in ogni caso nei suoi spazi si svolgono continue riunioni delle diverse categorie di lavoratori. La sede della Camera del lavoro sarà trasferita nel 1912 nella nuova Casa del popolo, inaugurata in un edificio all’angolo tra via del Carmine e Piazzale delle Scalze (attuale piazzale Boschetti).
Voci correlate
Collegamenti
FONTI
“Il Domani”, 13 e 20 giugno 1903
BIBLIOGRAFIA
Amedeo Osti Guerrazzi, Lotte rivendicative e tensioni rivoluzionarie nell’età liberale (1900-1924), in Lorenzo Bertucelli et al., Un secolo di sindacato. La Camera del lavoro a Modena nel Novecento, Roma, Ediesse, 2001, pp. 45-147
Amedeo Osti Guerrazzi, Claudio Silingardi, Storia del sindacato a Modena 1880-1980, Roma, Ediesse, 2002, pp. 17-32
Stele in ricordo di Ernesto Cattani
Situata su via Rubiera, angolo via Albone a Campogalliano, poco distante dal parcheggio del cimitero, questa stele commemorativa progettata dagli architetti Marco Formisano e Valeria Ronzoni ricorda l’uccisione del segretario della Camera del lavoro di Campogalliano Ernesto Cattani, avvenuta il 3 agosto 1971 per mano di un agrario del luogo nel corso della vertenza per il rinnovo del contratto provinciale dei braccianti agricoli.
L’opera riporta la seguente iscrizione:
IN QUESTE CAMPAGNE
DOV’È NATA LA NOSTRA
DEMOCRAZIA
IL 3 AGOSTO 1971
ERNESTO CATTANI
Segretario della Camera
del lavoro di Campogalliano
veniva ucciso da un agrario nel corso
della vertenza per il rinnovo
del contratto provinciale dei braccianti
A RICORDO DEL SUO
SACRIFICIO PER I DIRITTI
DEL LAVORO E DEI LAVORATORI
3 AGOSTO 2016
Cgil Modena
Comune di Campogalliano
La stele è stata inaugurata il 3 agosto 2016. Sono intervenuti alla cerimonia Tania Scacchetti segretaria Cgil Modena, Paola Guerzoni sindaco di Campogalliano, Stefano Bonaccini presidente Regione Emilia Romagna, Vincenzo Colla segretario Cgil Emilia Romagna e Magda Cattani figlia di Ernesto Cattani.
A Ernesto Cattani sono intitolate anche la scuola dell’infanzia statale di via Matteotti e la Scuola materna di via Turci a Campogalliano.